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Combat pour la laïcité à Rome
Appel à soutenir les professeurs soumis à un lynchage médiatique
samedi 26 janvier 2008, par
[|Rome, université « La Sapienza » : pour la laïcité dans l’enseignement et la recherche.
Appel à soutenir les professeurs soumis à un lynchage médiatique .|]
Depuis le 15 janvier, un événement secoue les médias et l’opinion en Italie : le renoncement du pape à participer à l’inauguration du nouvel an académique, prévue le 17 janvier à la "Sapienza" (la plus grande des universités de Rome), à la suite de contestations étudiantes (tout à fait pacifiques et qui, selon la police elle-même, ne menaçaient en rien le bon déroulement de la cérémonie prévue).
Les médias et la plupart des hommes politiques – de droite comme de gauche - ont dénoncé âprement l’ « irrévérence » des manifestations annoncées, si l’intervention du pape était maintenue. Ils ont également stigmatisé l’ « irresponsabilité » des 67 professeurs de cette université qui, début novembre, avaient demandé au Président de l’établissement, au nom de la laïcité, de renoncer à cette invitation ; ils déclaraient leur adhésion à la lettre ouverte de Marcello Cini, professeur émérite du Département de physique théorique de la Sapienza, publiée par le quotidien Il Manifesto le 15 novembre. Dans cette lettre, étaient rappelés entre autres quelques passages du discours du pape à Ratisbonne, concernant les rapports entre sciences et religion, qui laissaient fortement craindre le risque que la foi religieuse intervienne dans la recherche et la diffusion des savoirs.
Les 67 universitaires, solidaires de Marcello Cini, ont été l’objet d’une campagne médiatique diffamatoire de grande ampleur et accusés d’être de « mauvais professeurs », « ennemis de la liberté d’expression », un député de droite demandant même qu’on les « relève de leurs charges d’enseignement ». Et dimanche 20 janvier, à l’heure de l’Angélus, 100 000 fidèles, selon le journal Le Monde, se sont rassemblés, place Saint Pierre, pour manifester leur sympathie à l’égard du pape.
Ceux qui veulent soutenir la laïcité dans la recherche et la transmission des connaissances, peuvent signer un appel de leurs collègues sur les sites suivants :
http://www.petitiononline.com/386864c0/petition.html
http://www.historiamagistra.com/news.php
ou bien envoyer un message à l’adresse :
solidaliconvoi@libero.it
Pour avoir des informations plus détaillées sur la question, ainsi que les documents originaux de cette polémique, consulter le site :
http://www.sinistra-democratica.it/universit/articoli-1
Pour lire l’article du 24 janvier dans Rue89
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Pour les courriers de Marcello Cini (novembre 2007) et de ses collègues, voir ci-dessous :
[|* Roma, 23 Novembre 2007|]
[|Al Magnifico Rettore, Prof. Renato Guarini
Sapienza, Università di Roma
e p.c. Al Presidente dell’AST, Prof. Guido Martinelli,
Al Preside della Facoltà di Scienze MFN Prof. Elvidio Lupia Palmieri,
Al Direttore del Dipartimento di Fisica Prof. Giancarlo Ruocco|]
Magnifico Rettore,
con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che
condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini
Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa
che prevedeva l’intervento di papa Benedetto XVI all’Inaugurazione
dell’Anno Accademico alla Sapienza.
Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15
marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma,
Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend : « All’epoca di
Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso
Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto ». Sono
parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti
che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle
conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di
questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni
ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato.
Le porgiamo doverosi saluti,
Gabriella Augusti Tocco, Luciano M. Barone, Carlo Bernardini, Maria
Grazia Betti, Enrico Bonatti, Maurizio Bonori, Federico Bordi, Bruno
Borgia, Vanda Bouche’, Marco Cacciani, Francesco Calogero, Paolo
Calvani, Paolo Camiz, Mario Capizzi, Antonio Capone, Sergio Caprara,
Marzio Cassandro, Claudio Castellani, Flippo Cesi, Guido Ciapetti,
Giovanni Ciccotti, Guido Corbo’, Carlo Cosmelli, Antonio Degasperis.
Francesco De Luca, Francesco De Martini, Giovanni Destro-Bisol, Carlo Di
Castro, Carlo Doglioni, Massimo Falcioni, Bernardo Favini, Valeria
Ferrari, Fernando Ferroni, Andrea Frova, Marco Grilli, Maria Grazia
Ianniello, Egidio Longo, Stefano Lupi, Maurizio Lusignoli, Luciano
Maiani, Carlo Mariani, Enzo Marinari, Paola Maselli, Enrico Massaro,
Paolo Mataloni, Mario Mattioli, Giovanni Organtini, Paola Paggi, Giorgio
Parisi, Gianni Penso, Silvano Petrarca, Giancarlo Poiana, Federico Ricci
Tersenghi, Giovanni Rosa, Enzo Scandurra, Massimo Testa, Brunello
Tirozzi, Rita Vargiu, Miguel A. Virasoro, Angelo Vulpiani, Lucia Zanello.
[|Marcello Cini, SE LA SAPIENZA CHIAMA IL PAPA E LASCIA A CASA
MUSSI, Il Manifesto|]
[|*Lettera aperta*|]
Signor Rettore, apprendo da una nota del primo novembre dell’agenzia di
stampaApcom che recita : « è cambiato il programma dell’inaugurazione del
705esìmo Anno Accademico dell’università di Roma La Sapienza, che in un
primo momento prevedeva la presenza del ministro Mussi a ascoltare la
Lectio Magistralis di papa Benedetto XVI ». Il papa « ci sarà, ma dopo la
cerimonia di inaugurazione, e il ministro dell’Università Fabio Mussi
invece non ci sarà più ».
Come professore emerito dell’università La Sapienza - ricorrono proprio
in questi giorni cinquanta anni dalla mia chiamata a far parte della
facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali su proposta dei fisici
Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini e Enrico Persico - non posso non
esprimere pubblicamente la mia indignazione per la Sua proposta,
comunicata al Senato accademico il 23 ottobre, goffamente riparata
successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo
stesso ne mantiene sostanzialmente l’obiettivo politico e mediatico.
Non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo
determinante di un elettorato laico. Un cattolico democratico -
rappresentato per tutti dall’esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso
del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai
sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la
capitale dello stato pontificio. Mi soffermo piuttosto sull’incredibile
violazione della tradizionale autonomia delle università - da più 705
anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa.
Sul piano formale, prima di tutto. Anche se nei primi secoli dopo la
fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle
discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali, non è da
ieri che di questa disciplina non c’è più traccia nelle università
moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali.
Ignoro lo statuto dell’università di Ratisbona dove il professor
Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermerò
più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli
insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose. I temi
che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non
dovrebbero comunque rientrare nell’ambito degli argomenti di una
lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una università
della Repubblica italiana. Soprattutto se si tiene conto che, fin dai
tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra
conoscenza e fede culminato con la condanna di Galileo da parte del
Santo ufficio, a una spartizione di sfere di competenza tra l’Accademia
e la Chiesa. La sua clamorosa violazione nel corso dell’inaugurazione
dell’anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel
mondo, come un salto indietro nel tempo di trecento anni e più.
Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più
devastanti. Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio
magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale
presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma. In essa
viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto
XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di
competenza fra fede e conoscenza non vale più : « Nel profondo.., si
tratta - cito testualmente - dell’incontro tra fede e ragione, tra
autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall’infima natura
della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco
fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire : Non agire "con il logos"
è contrario alla natura di Dio ».
Non insisto sulla pericolosità di questo programma dal punto di vista
politico e culturale : basta pensare alla reazione sollevata nel mondo
islamico dall’accenno alla differenza che ci sarebbe tra il Dio
cristiano e Allah - attribuita alla supposta razionalità del primo in
confronto all’imprevedibile irrazionalità del secondo - che sarebbe a
sua volta all’origine della mitezza dei cristiani e della violenza degli
islamici. Ci vuole un bel coraggio sostenere questa tesi e nascondere
sotto lo zerbino le Crociate, i pogrom contro gli ebrei, lo sterminio
degli indigeni delle Americhe, la tratta degli schiavi, i roghi
dell’Inquisizione che i cristiani hanno regalato al mondo. Qui mi
interessa, però, il fatto che da questo incontro tra fede e ragione
segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una
conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero
essere subordinate. « La moderna ragione propria delle scienze naturali -
conclude infatti il papa - con l’intrinseco suo elemento platonico,
porta in sé un interrogativo che la trascende insieme con le sue
possibilità metodiche. Essa stessa deve semplicemente accettare la
struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro
spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di
fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda sui
perché di questo dato di fatto) esiste e deve essere affidata dalle
scienze naturali a altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e
alla teologia. Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia,
l’ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni
religiose dell’umanità, specialmente quella della fede cristiana,
costituisce una fonte di conoscenza ; rifiutarsi a essa significherebbe
una riduzione inaccetabile del nostro ascoltare e rispondere ».
Al di là di queste circonlocuzioni (i corsivi sono miei) il disegno
mostra che nel suo nuovo ruolo l’ex capo del Sant’uffizio non ha
dimenticato il compito che tradizionalmente a esso compete. Che è sempre
stato e continua a essere l’espropriazione della sfera del sacro
immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni
essere umano da parte di una istituzione che rivendica l’esclusività
della mediazione fra l’umano e il divino. Un’appropriazione che ignora e
svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di
questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità
personale e l’integrità morale di ogni individuo.
Ha tuttavia cambiato strategia. Non potendo più usare roghi e pene
corporali ha imparato da Ulisse. Ha utilizzato l’effige della Dea
Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella
cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga. Non esagero.
Che altro è, tanto per fare un esempio, l’appoggio esplicito del papa
dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo
condotto tra l’altro attraverso una maldestra negazione dell’evidenza
storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie
interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della
caricatura delle posizioni dell’avversario - di ricondurre la scienza
sotto la pseudo-razionalità dei dogmi della religione ? E come avrebbero
dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un
attacco più o meno indiretto alla teoria danwiniana dell’evoluzione
biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia
evolutiva ?
Non desco a capire, quindi, le motivazioni della Sua proposta tanto
improvvida e lesiva dell’immagine de La Sapienza nel mondo. Il risultato
della Sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita del papa
(con « un saluto alla comunità universitaria ») subito dopo una
inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali
del giorno dopo titoleranno (non si può pretendere che vadano tanto per
il sotttile) : « Il Papa inaugura l’Anno Accademico dell’Università La
Sapienza ».
Congratulazioni, signor Rettore. Il Suo ritratto resterà accanto a
quelli dei Suoi predecessori come. simbolo dell’autonomia, della cultura
e del progresso delle scienze.
Marcello Cini (29-11-2007)